Il Fisco non risparmia nessuno: oltre ai controlli sempre più frequenti nei confronti dei contribuenti, ora è il turno delle banche estere. E per stringere la morsa l’Agenzia utilizza i dati raccolti durante le due edizioni della voluntary disclosure. Migliaia di lettere sono partite nelle ultime settimane dall’Agenzia delle entrate. Ad allarmare i banchieri stranieri, tuttavia, non dovrebbe essere tanto il rischio di sanzioni per omesso versamento delle ritenute o altre violazioni del genere, quanto l’eventuale contestazione della presenza di una stabile organizzazione della banca in Italia. Per poter parlare di stabile organizzazione, occorre specificare, è necessario che ci sia una presenza significativa e continuativa in Italia, per mezzo della quale l’impresa non residente esercita in tutto o in parte la sua attività nel territorio dello Stato. Per questa motivazione l’amministrazione finanziaria italiana richiede informazioni sulle attività della banca, sulla composizione geografica dei clienti della banca, finanche alle richieste relative alla gestione dei rapporti con la clientela e alle modalità di acquisizione dei mandati e dei rapporti finanziari.
fonte: ItaliaOggi, n.54 pag. 27 del 05/03/19